- I debiti della PA tra incompletezza dei pagamenti e scarsità d’informazione
In Italia quasi una piccola-media impresa su cinque vanta crediti con la Pubblica Amministrazione, ma il pagamento dei debiti procede a rilento per lo Stato. Il Ministero dell’Economia e Finanza si era impegnato ad aggiornare lo stato del pagamento dei debiti alle imprese in una sezione apposita del proprio sito, ma il conteggio è fermo all’agosto del 2015.
Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero dell’economia (agosto 2015), di 7 miliardi di euro stanziati lo Stato ne ha effettivamente pagati 5780 milioni; di 33.189 delle regioni, ne sono stati pagati 23.312; di 16.100 degli enti locali, 9.593. In totale, 38.685 milioni su 56.289.
Ciò è dovuto in parte al fatto che, è il caso di alcune Regioni, i soldi messi a disposizione per pagare i creditori sono stati invece utilizzati per affrontare nuove spese o coprire il pregresso disavanzo di amministrazione, e in parte poiché vi è stato un nuovo rallentamento del processo di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.
Resta quindi ancora da saldare il 31% delle risorse stanziate da più di due anni, mentre, presumibilmente, nuovi debiti vengono contratti.
I dati sul pagamento delle PA messi a disposizione dal Mef sono rimasti invariati rispetto all’ultimo aggiornamento risalente all’11 agosto 2015, riporta una Nota Informativa del Direttore Generale dell’Associazione fra le Società Italiane per Azioni. Rispetto ai 56,3 miliardi stanziati (dal decreto legge n. 35/2013, dal decreto legge n.102/2013, dalle legge di stabilità per il 2014, esclusi gli stanziamenti previsti dal decreto legge n.133/2014) sono stati erogati agli enti debitori 44,6 miliardi e circa 38,6 sono stati effettivamente pagati alle imprese creditrici.
Ulteriori risorse per il pagamento dei debiti commerciali, ricavate da stanziamenti precedenti non utilizzati, sono state messe a disposizione dal decreto legge n.78/2015 sugli enti territoriali. Per l’anno 2015 sono attribuiti 2 miliardi di euro alle regioni e alle province autonome per il pagamento dei debiti diversi da quelli finanziari e sanitari maturati al 31 dicembre 2014.
Tirando le somme nel 2016, secondo gli ultimi dati disponibili, lo Stato deve ancora erogare poco meno di 12 miliardi di euro per completare lo stanziamento dello stock per il pagamento dei debiti della PA (ne sono stati stanziati 44,6 a fronte di un monte debiti di 56, 3 miliardi). Mentre per quanto riguarda il pagamento alle imprese mancano all’appello ancora 6 miliardi che sono stati stanziati ma non spesi (di 44,6 miliardi ne sono stati spesi 38,6 miliardi) e in questo caso risultano maggiormente inefficienti nel pagamento i Comuni e le Regioni rispetto al Governo centrale. In totale nel 2016 mancano 18 miliardi di euro per liquidare interamente la somma che l’apparato pubblico deve alle imprese private.
- I fallimenti in continuo aumento
Per quanto riguarda i fallimenti, invece, il numero resta alto. Il Centro studi ritiene che, rielaborando i numeri forniti dall’OCSE, si può evidenziare come rispetto a sei anni fa i fallimenti in Italia siano cresciuti del 55,42%, passando dai 9.384 del 2009 ai 14.585 del 2015. Tutti gli altri paesi europei, a parte la Francia, registrano invece un numero di fallimenti inferiore rispetto a sei anni fa.
Per quanto riguarda l’Italia, i dati relativi ai primi due trimestri di quest’anno lasciano intravedere un piccolo rallentamento nel numero dei fallimenti rispetto all’anno precedente. Secondo le stime elaborate nel 2016 falliranno 14.348 imprese, 237 in meno del 2015 e quasi 1000 in meno rispetto al picco registrato nel 2014. Dati che non possono essere comunque accolti con ottimismo, visto che siamo ancora lontanissimi dai livelli pre-crisi e dalle 9.384 aziende che fallivano nel 2009. Dall’inizio della crisi ad oggi sono fallite nel nostro paese più di 95mila imprese e il 2016 verrà ricordato come l’anno in cui si taglierà il traguardo delle 100mila imprese chiuse dal 2009 ad oggi.
- Conclusioni
Secondo un dato aggregato che include il numero totale delle aziende italiane, quello dei fallimenti annuali e la percentuale d’indebitamento della Pubblica Amministrazione con le imprese, è possibile concludere che quasi un quinto dei fallimenti delle imprese italiane derivano dai debiti non pagati dallo Stato italiano. A questa situazione si somma lo stato di forte inefficienza della giustizia italiana che continua a pesare fortemente tanto sul numero dei fallimenti per mancata riscossione del credito, sugli investimenti domestici e su quelli esteri, sull’affidabilità delle istituzioni italiani verso le imprese. Per concludere, la vita delle piccole-medie imprese appare eccessivamente condizionata dalle inefficienze e dall’incapacità dell’apparato pubblico. Il panorama è quello di uno Stato efficiente solo quando deve reperire risorse per il proprio sostentamento (imposte), ma eccessivamente lento, burocratico ed inefficiente quando si tratta di fornire servizi basilari alle imprese come il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni e il funzionamento della giustizia civile.